« Fotografare lo si fa con degli obiettivi, ma non ha niente a che vedere con la obbiettività. E’ una visione pienamente personale su una materia sempre in mutazione: la realtà.
Scolpirlo con la luce, ritagliarla in rettangoli, scegliere quello che faremo vedere, come lo faremo vedere. In mancanza di obbiettività bisogna essere sinceri ».
E’ con questa esigenza, questa passione che questo polivalente dell’immagine si lancia nel mestiere che esercita come una vocazione da quasi...
« Fotografare lo si fa con degli obiettivi, ma non ha niente a che vedere con la obbiettività. E’ una visione pienamente personale su una materia sempre in mutazione: la realtà.
Scolpirlo con la luce, ritagliarla in rettangoli, scegliere quello che faremo vedere, come lo faremo vedere. In mancanza di obbiettività bisogna essere sinceri ».
E’ con questa esigenza, questa passione che questo polivalente dell’immagine si lancia nel mestiere che esercita come una vocazione da quasi vent’anni. Perfezionista e provocatore allo stesso tempo, viaggia in tutto il mondo, nelle grandi metropoli in deserti africani e australiani, in studi fotografici o nei sentieri selvaggi, alternando creazione e testimonianze.
Fedele in amicizia, Alain Issock sa a chi deve la sua libertà, la sua ricerca dell’autentico: “Grazie a degli incontri, delle personalità che mi hanno ispirato e accompagnato: Jacques Tomasini (Studio Pyramide), il mio mentore per la maestranza della luce in studio; François Thirion, che ha saputo, in un periodo di dubbio, aprirmi le porte della sua agenzia; Gérard Fusil, che mi ha fatto scoprire dei luoghi magnifici e tutti coloro che hanno creduto in me, Denis Brogniart, Olivier Denicolas, Gérard Froidure, Véronique Suchet, Denis Anouih, Alain Terno… Grazie a tutti”.